L’Ardèche e Le Cévennes

Da Pont-St-Esprit a Le Vigan, uno spartiacque tra due mondi

236 KM 11 giorni di cammino

Orizzonti vasti, cieli tersi con nuvole bianche che punteggiano le praterie di ombre nette. Ecco gli spazi ariosi delle Cévennes, a cui si arriva con aerei passaggi lungo le gole dell’ardèche e dello Chassezac, ultimo baluardo del Midiai piedi del Massiccio Centrale. In un viaggio tutto o quasi affacciato sul Mediterraneo, le Cévennes consentono un’incursione in ambienti più continentali, sovente al di là di quello spartiacque che divide i fiumi che scendono verso il nostro mare, da quelli che gli volgono le spalle, preferendo il grande nord dell’atlantico. Ma è soprattutto la storia a catturare l’attenzione del viaggiatore. Nel XVII secolo le popolazioni delle Cévennes fecero una scelta chiara: aderirono alla Riforma protestante di Giovanni Calvino, voltando le spalle anche loro a Roma e al mondo latino. La loro scelta portò su queste montagne una lunga serie di persecuzioni e vere e proprie guerre di religione. Ancora oggi colpisce il carattere austero degli insediamenti, al cui centro sta sempre un tempio, privo di immagini, di ori e di orpelli, ma accogliente nella sua severa semplicità borghese. Paesi, come Le-Bleymard o Pont-de-Montvert, veri gioielli di pietra, e la pietra è molto spesso il granito che forma l’ossatura del massiccio, e che emerge nell’ampia dorsale del Mont Lozère. Il dipartimento che prende il nome da questa montagna vanta un primato in Francia: la più bassa densità di abitanti (15) per chilometro quadrato. La gente è partita tutta, emigrata. Ha cominciato a portarsi via gli uomini più forti e giovani la I Guerra Mondiale, poi tra le due guerre le industrie del nord e l’agricoltura specializzata del Midi. Il secondo dopoguerra ha completato l’opera di spopolamento e la perdita di molte attività della tradizione. Gli ultimi anni lasciano intravedere i segni di una controtendenza, con l’insediamento su queste montagne di molti “néo”, neoresidenti, che lasciano le grandi città per fare scelte di vita alternativa. Il parco nazionale, inoltre, ha come scopo principale quello di mantenere la biodiversità di un ambiente dove l’interazione tra uomo e natura è antica di secoli. Promuove per questo le attività sostenibili come l’agricoltura, la silvicoltura e il turismo escursionistico. Operano nella zona di maggior protezione del parco circa 400 aziende agropastorali: il fascino di queste terre è ancora oggi il cammino sulla dralha, il tratturo della transumanza, lungo i recinti di filo spinato che si perdono verso l’orizzonte.

Le tappe:

21 – Da Pont-St-Esprit a Aiguèze

22 – Da Aiguèze a Labastide-de-Virac

23 – Da Labastide-de-Virac a Comps

24 – Da Comps a Les Vans

25 – Da Les Vans a Villefort

26 – Da Villefort a Le-Bleymard

27 – Da Le-Bleymard a Le-Pont-de-Montvert

28 – Da Le-Pont-de-Montvert a Florac

29 – Da Florac a Barre-des-Cévennes

30 – Da Barre-des-Cévennes a Valleraugue

31 – Da Valleraugue a Le Vigan